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Carlo soricelli biografia
Sono il settimo di nove fratelli, nativo di San Giorgio del Sannio (BN) arrivato a Bologna nei primi anni cinquanta, cresciuto al Villaggio Ina Casa di Borgo Panigale. Con la passione per l'arte fin da bambino. Volevo essere testimone del mio tempo, che ho voluto storicizzare con le mie opere di pittura e scultura in oltre 50 anni di attività, fin dalla fine degli anni 60 ho cominciato a produrre opere d'arte. Quando il mio tempo sarà passato rimarranno le opere: storia piccola, quella che vive ogni giorno una persona normale, con i suoi problemi sociali, con le sue paure, col disagio psicologico, esistenziale ed economico: ne ho raccontate tante, diciamo tutte quelle che hanno interessato il "popolo": droga, terrorismo, manifestazioni operaie e studentesche, inquinamento, malattie mentali e fisiche, alienazione, l’arrivo delle tv commerciali con la loro carica distruttiva, la fatica di vivere, l’ansia esistenziale, l’emarginazione degli omosessuali, il consumismo con la sua carica distruttiva, che racconto nelle opere come la più devastante dittatura, ecc. la piccola storia di gente qualunque che non appare mai nei libri: questo ho cercato di denunciare in questi 50 anni. Mai opere banali per compiacere l’osservatore, poche le opere vendute, mai decorative quando avevo bisogno di raccogliere un pò di soldi, per non pesare sul bilancio famigliare facevo i ritratti agli animali. Carlo Soricelli
Carlo Soricelli nasce nel 1949 in provincia di Benevento e all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia.
Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia e una grande attrazione nei confronti della natura. Lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane.
Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale.
Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori e operai. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi e abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bel classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante.
All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio. E’ del 1985 Il Consumista, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa e vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari sta divorando se stesso e che fu acquistata dal Museo Zavattini, è del 1990 la scultura “ Con il libro 1984 Orwell era in anticipo “Il Comunicatore”, ironica e brutale visione Orwelliana della nostra società.
La pittura di Soricelli giunge immediata ed essenziale ed è stata spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi.
A partire dall'84 Soricelli inizia a esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia. Il Museo espone permanentemente alcune sue opere e gli conferisce l’importante titolo di Maestro d’Arte Naïve.
Un’altra importante opera di grandi dimensioni dell’artista (m 2 x 1,80) è esposta al Museo dei Fratelli Cervi di Gattatico dal titolo “La fucilazione dei fratelli Cervi”.
Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo. L'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana.
Soricelli ha esposto in numerose mostre in Italia, Germania, Svizzera, Belgio, Jugoslavia, Unione Sovietica, Grecia e Francia ed è presente in numerose collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.
Nel nostro paese sono da ricordare le esposizioni personali a Bologna presso Palazzo d’Accursio nel 1996 e Palazzo Re Enzo a Bologna nel 1985. Nel 95 fu scelto dal Museo Zavattini come rappresentante dell’arte naïve per una mostra personale con Cesare Zavattini alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia.
Soricelli si è cimentato nella scrittura pubblicando cinque libri, “Marucheìn” con prefazione di Pupi Avati e Walter Vitali “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone, “Aster del terramare”, tenera storia d’amore adolescenziale ambientata in un villaggio preistorico, “Porta Collina l’ultima battaglia di sanniti” e “la classe operaia è andata all’inferno”.
Da quasi venti anni Soricelli sta lavorando a quella che chiamò già allora “Pittura pranica terapeutica”, definizione tratta da “pranoterapia” allo scopo di produrre effetti benefici per mente e corpo dell’osservatore. Soricelli con questa particolare pittura ha cercato di visualizzare e traferire l’energia su queste particolari opere. Nel 1996 il Museo Nazionale d’Arte Naïve Cesare Zavattini ha acquistato per il museo la prima opera pranica terapeutica al mondo, un quadro in cui l’artista si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico e con quest’ opera è stata condotta già in quell’anno nel Museo Zavattini, e poi in seguito il primo esperimento al mondo di “guarigioni” collettiva attraverso la visione di un’opera d’arte. Questo pittura particolare interagisce con l’osservatore producendo anche effetti straordinari anche sul benessere psico-fisico dell’osservatore. Tali esperimenti sono poi proseguiti in diversi altri ambiti. Al supermercato della COOP Adriatica al Centro Borgo di Bologna dove l’allora direttrice allestì una stanza che riprendeva i colori “pranici” delle opere, e al Circolo ATC Giuseppe Dozza di Bologna. Nella sua casa Museo di Casa Trogoni di Granaglione (Bo) Soricelli ha allestito un’intera stanza con opere praniche, in modo che i visitatori, se lo desiderano possono sottoporsi a questi esperimenti di autoguarigione attraverso queste opere, anche in quest’ambito gli effetti sono stati straordinari per mente e corpo di molti visitatori. per contatti carlo.soricelli@gmail.com
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mercoledì 11 maggio 2016
Oggi 11 maggio 2016, un grande giorno per i diritti degli omossessuali, quest'opera è del 1980
Un grande giorno per i diritti degli omossessuali. Nel 1980 ero un giovane artista, avevo 31 anni. Mentre i paesaggisti paesaggiavano per prendere soldi. mentre i pittori professori se la tiravano, mentre i galleristi, alleati col potere economico e assessori compiacenti, anzi i professori per merito divino facevano pure gli assessori e PUTTANATE, masturbandosi mentalmente con elaborazioni teoriche stupide, per coprire la loro incapacità di dipingere e scolpire. Io osservavo la società e le problematiche di quel tempo e di questo. Ero etero e rimango etero, per me le donne sono l'invenzione più bella che c'è nell'universo. In quell'anno le discriminazione verso quelli che la società considerava "diversi" e non una variante della nostra complessità di umani, dipingevo quest'opera cercando di far capire che l'amore è amore, qualunque esso sia. Omossessuali costretti ad incontrarsi sotto la luce di un lampione. Io ero in sintonia col mio tempo, non lo era chi con quattro scarabocchi copriva vuoti sociali, mentali e artistici. E chissà, quando si affaccerà una generazione nuova, forse andrà a vedere che in questi anni c'erano droga, terrorismo, emarginazione degli anziani, ambiente inquinato, incubo atomico,alienazione ecc...e chi ha ha dipinto tutto questo. E ne sono orgoglioso. E questo dipinto fa parte delle mie fatiche e dei mie sogni di giovane idealista che pensava che con l'arte impegnatasi poteva cambiare il mondo
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